martedì 20 aprile 2021

Perdono: resa o vittoria?

 


In una società sempre più liquida e con una profonda crisi di identità , i valori e i principi profondi che hanno guidato l'umanità per millenni sembrano essere evaporati.

La sostanza ha ceduto il passo all'apparenza, l'affermazione di sé si è imposta sulla cooperazione, non si mostrano più le emozioni perchè se lo fai sei vulnerabile e se commetti alcuni  errori, a volte non c'è redenzione.

Ci siamo evoluti così tanto che abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica che valiamo, di un motivatore che ci ricordi costantemente i nostri obiettivi, di un terapeuta che ci insegni a respirare nuovamente per connetterci alla parte più profonda di noi e di un post-it attaccato allo specchio in cui ricordiamo a noi stessi che ci amiamo.

La nostra è una finta evoluzione, perchè sull'altare del cosiddetto progresso abbiamo sacrificato la nostra umanità e la nostra scintilla divina. 

Cerchiamo il segreto della felicità, l'elisir della giovinezza e la capacità di vivere una vita appagante e serena, e lo facciamo investendo tempo e denaro in corsi di ogni genere, senza pensare che le risposte sono nell'unico luogo in cui non cerchiamo mai, dentro di noi. Crediamo sia tutto difficile e criptico, quando invece è molto più semplice di quello che pensiamo, ma semplice non vuol dire senza sforzo, e la maggior parte di noi, quando c'è da lavorare seriamente su se stessi, preferisce lamentarsi piuttosto che agire.

Ogni corrente spirituale, dalle religioni classiche alle moderne filosofie di vita, non fa mistero né di ciò che serve per vivere una vita libera e appagante, né del fatto che bisogna rimboccarsi le maniche per guarire le proprie ferite e crescere come individui forti e consapevoli.

E a meno che non viviate sul cucuzzolo della montagna, con un pastore maremmano bianco e un piccolo gregge di caprette che fornisce il latte per la vostra attività casearia, le relazioni con altri esseri umani saranno la causa principale di ogni vostro problema.

E non solo le azioni che altre persone compiranno nei vostri riguardi creeranno attriti e dissapori, ma anche le vostre reazioni alle stesse, e che si tratti di colleghi, amici, familiari o amanti, un torto avrà uno strascico emotivo  che a volte consumerà la vostra vita se non sarete in grado di guarire quella ferita e andare avanti nel vostro cammino.

Ma qual è il segreto per voltare pagina e liberarsi delle zavorre emotive?

Il segreto amici miei è la cosa più semplice e allo stesso tempo difficile che esista,  il perdono.

In un mondo in cui l'ego regna sovrano e il leit motiv è "occhio per occhio dente per dente", non posso fare a meno di chiedermi:

"Il perdono è davvero necessario per voltare pagina e vivere una vita migliore? E come si fa a capire se abbiamo davvero perdonato o facciamo semplicemente finta di nulla? E soprattutto, si può perdonare senza dimenticare?"

Ho attinto alle mie preziose fonti per cercare di capire se uomini e donne la pensano allo stesso modo, e pur con motivazioni diverse hanno tutti confermato che sì, il perdono è necessario per andare avanti e liberarsi del fardello di rabbia, risentimento e sopraffazione che certe situazioni hanno creato.

- Perdono per me stesso, per crescere e per non essere schiavo di una situazione che mi crea disagio. Perdono ma non dimentico, non porto rancore ma da quel momento so chi ho davanti e mi comporto di conseguenza. (O, uomo)

-Perdono perchè non so portare rancore, ma tengo cara la lezione per non farmi fregare più. Non so se questo mi renda una persona migliore o mi faccia apparire senza spina dorsale, ma odio i conflitti e penso che vivere con rancore non faccia bene a nessuno. (E.donna)

-Il perdono è un salvacondotto per la libertà. Quando metti da parte l'ego e l'orgoglio e metti a tacere la sofferenza, rompi il legame col tuo carnefice e sei libero. (V. donna)

-Puoi perdonare, ma senza dimenticare, solo se dai un senso a quello che è successo, se apprendi la lezione che c'è dietro all'azione. In ogni caso è più facile perdonare gli altri che se stessi. (M. uomo)

-Il perdono è un atto nobile, coraggioso e liberatorio, è come dire "Non voglio farti soffrire per il male che mi hai fatto, solo per farti capire quanto mi hai ferito". Più grave sarà l'offesa e più coraggio ci vorrà per perdonare, ma questo può portare a nuovi capitoli di vita, più solidi e consapevoli, senza distacco, più uniti di prima. (P. uomo)

-Si perdona per se stessi, per non lasciare alla sofferenza alcun potere sulla nostra vita. Non si dimentica nulla, per fortuna, e si ha la certezza di aver perdonato quando ripensare all'accaduto o incontrare la persona coinvolta non fa più male. Il tempo poi aiuta.(S. donna)

-Se il perdono viene concesso per andare avanti invece di prendere decisioni forti, è una paraculata e basta. Sì, ti perdono, insabbio tutto, e mi faccio andar bene la cosa invece di dovermi mettere in gioco davvero. In generale non porto rancore perchè è fatica sprecata, ho di meglio da fare. (G., uomo).

-Non sempre è necessario perdonare, si può vivere bene anche senza farlo se chi ci ha ferito nel profondo è una persona a cui non frega niente di noi. Fanculo, si vive bene lo stesso. (M.uomo)


Einstein diceva che nelle difficoltà si celano le opportunità...

Mettiamola così Albè... la prossima volta che mi reincarno vorrei gentilmente evitare il pianeta terra..

Con affetto

Maruska

martedì 26 gennaio 2021

Bravo a letto...chi lo stabilisce?






In un mondo in cui tutto ha una valutazione, se sei sotto alla media sei fuori.
Ma quando si tratta di sesso, chi stabilisce davvero quanto vali? 


A dispetto degli uomini che si vantano di aver compiuto imprese mirabolanti ma sono più modesti di quello che raccontano, delle donne che in silenzio le hanno invece fatte davvero e dei sondaggi che imperversano sul web cercando di dare guide standard a qualcosa  che ha invece una miriade di sfumature, sono sempre le persone a fare la differenza.


Si può essere bravi per qualcuno e mediocri per altri, ma chi stabilisce i criteri che separano una prestazione passabile da una prestazione WOW?


Nel sondaggio che ho condotto fra uomini e donne dai 20 ai 50 anni, sono emersi diversi aspetti che definiscono un amplesso degno di essere ricordato da uno che prima si dimentica e meglio è, e nessuno di questi riguarda esibizioni da porno divi, giusto per esser chiari.

Il primo fattore è la predisposizione.

Smettiamola di dire che siamo tutti uguali e che tutti possono fare tutto, perchè non è vero.Fra il fare tutto e farlo bene c'è una bella differenza. Ci sono persone  naturalmente portate per il sesso, a cui piace farlo, aperte, fantasiose e audaci. E' come ti fanno sentire che le rende speciali, è quello che tirano fuori da te che ti fa capire che sei su un altro livello, che puoi spingerti oltre e soprattutto non avere paura. Queste persone sono "brave" a letto, non tanto per quello che fanno, ma per come lo fanno. 


Il secondo fattore è la chimica.

Puoi essere bravo quanto vuoi, ma se non c'è chimica o se l'altra persona è impacciata o più timorosa di lasciarsi andare, starai sempre un passo indietro. Quando due persone, invece, si incastrano alla perfezione, perchè si attraggono a vicenda, perchè si "sentono" lontano un miglio e  quando stanno insieme non fanno solo sesso ma si donano all'altro con generosità, trasporto e voluttà, i muri della paura o dell'imbarazzo crollano, e i rapporti diventano una vera esperienza. Anche chi è più chiuso o imbarazzato dalla sessualità può scoprirsi curioso e audace.

Quando poi la predisposizione e la chimica incontrano  il sentimento, allora è pura magia, ma questa è  una leggenda metropolitana, come quella dell'oro in fondo all'arcobaleno o quella dell'uomo sposato che lascia la moglie per l'amante.😜


"Io credo di essere bravo, insomma nessuna si è mai lamentata" dice Enrico, 23 anni. "Sono uno fantasioso, che ama fare tutto e sì, credo di essere bravo".

(Lo pensi tu o te lo hanno detto?)

"Se la tua donna prova piacere, sei bravo secondo me".


"Io so per certo di essere brava, perchè mi piace il sesso e  quello che faccio lo faccio bene e con passione. Nessuno degli uomini che ho frequentato si è mai lamentato, e nel caso fosse successo e io non ne sia a conoscenza, è comunque un problema loro. Io so cosa e come lo faccio."(R. donna)

"Se sei innamorato anche una prestazione mediocre risulta comunque bella, non so come dire... l'amore mette le fette di prosciutto sugli occhi".(M.uomo)

Il sesso è come la politica, ognuno ha il suo punto di vista e la sua verità personale e insindacabile, c'è chi fa proselitismo, chi vive e lascia vivere e chi fa di tutto per impressionare il suo pubblico.

C'è chi si sente un dio ma non è niente di speciale e chi mantiene un profilo basso ma è un mago fra le lenzuola, chi fa tanto rumore per nulla e chi regala un suono vibrante anche al silenzio. Capace o non capace ognuno si esprime come crede, e la valutazione del suo operato è più soggettiva che mai.

Non esiste una recensione delle prestazioni sessuali come su tripadvisor, e anche fosse varrebbe la regola dei ristoranti:

"E' un ottimo posto finché non mangi male".



mercoledì 30 settembre 2020

Quando un amore muore


In un mondo in cui tutto ha una scadenza e nulla sembra durare per sempre, l'amore non fa eccezione.

Sappiamo che l'innamoramento dura circa un anno, la passione forse due, la voglia di condividere magari tre, e poi sappiamo che la quotidianità si sostituisce alla voglia di sorprendersi, che i doveri prendono il posto dei piaceri e che i piaceri si travestono da qualcos'altro o qualcun altro.

Se è vero che la vita è un gioco di cui bisogna conoscere le regole e poi giocare meglio che si può, le regole dell'amore quali sono?

Un vecchio adagio dice che l'amore è eterno finché dura, ma quando ci si accorge che non si ama più?

Succede all'improvviso o è un processo lento ma inesorabile?
E' il sesso il campanello d'allarme o è la consapevolezza di aver corroso l'attrazione, la curiosità e il desiderio di condividere un progetto?
Certi amori muoiono un giorno dopo l'altro senza via di scampo?

In una società in cui l'aspettativa di vita si allunga sempre più, quella delle storie d'amore sembra invece durare sempre meno.
Perchè l'amore muore? E cosa succede quando ce ne accorgiamo?

I nostri genitori o meglio i nostri nonni direbbero che una volta si cercava di sistemarle le cose invece di buttarle via alla prima difficoltà, ma è anche vero che i tempi sono cambiati e certe situazioni non vengono più tollerate.

Se da un lato le relazioni duravano finché morte non li separava, dall'altro c'erano un insieme di condizioni e compromessi che con l'amore non avevano nulla da spartire.

Oggi forse siamo meno disposti a tentare di salvare il salvabile, è vero, ci sono meno situazioni che un tempo impedivano di fare scelte libere e consapevoli, ma per una parte che manda tutto all'aria e cerca di rifarsi una vita in cui l'amore sia il protagonista (o almeno spera sia così), ce n'è una parte più grande che si adagia fra le maglie dell'abitudine colmando fuori dalla propria relazione il vuoto che sente dentro.

Ho chiesto a un gruppo di uomini e donne cosa pensassero al riguardo e a dispetto dell'idea comune che veniamo da pianeti diversi e parliamo lingue diverse, in realtà pensiamo tutti le stesse cose.
Sappiamo quando amiamo e quando non amiamo più, solo che la consapevolezza porta a soluzioni diverse, non sempre condivisibili ma che vanno comunque rispettate.

La consapevolezza che non si ama più arriva di botto, ma in realtà è un processo che si sviluppa nel tempo.


"Si comincia a pensare ad altro (il lavoro, i figli) e si hanno nuove priorità che lì per lì possono sembrare un adeguamento dell'amore ma che col tempo, piano piano ma inesorabilmente, prendono il posto dell'amore stesso.
Il sesso può essere un campanello d'allarme ma non è detto sia così, forse è quello che resta alla fine di un rapporto sessuale che indica la presenza o meno dell'amore. Se è stato solo un atto fisico e non ci ha lasciato quel sorriso che un tempo durava tutto il giorno, allora l'amore non c'è più" (O.)uomo


"La perdita di attrazione, il notare difetti che prima non consideravi neanche, la mancanza di curiosità sono segnali chiari che qualcosa si è rotto.
L'attrazione fisica e il sesso sono elementi fondamentali in una relazione, perchè alcune incompatibilità caratteriali si risolvono in quel contesto, o almeno trovano uno spazio di espressione, che insieme al dialogo e alla complicità sono i cardini di una relazione stabile " (B.)donna


"Certi amori muoiono piano piano, altri mutano piano piano, molti confondono le cose, altri non le accettano. In generale l'amore è qualcosa che riempie, stimola, compensa. Quando inizia a mancare qualcosa si crea un vuoto che chiede di essere colmato e questo è un problema. 
Il "trapasso" viene spesso definito la goccia che fa traboccare il vaso, in realtà è solo l'atto finale del processo.
Un amore agonizzante può rinascere o rinvigorirsi solo se entrambi lo vogliono, se sono sincronizzati e allo stesso punto della propria evoluzione personale" (S.)uomo


"Me ne sono accorta quando ho iniziato a guardare con curiosità gli altri uomini dopo anni di difficoltà nella mia relazione. E' un processo che inizia piano piano ma che si palesa all'improvviso. Magari hai paura di dirlo, fai finta di niente poi un giorno ti svegli e realizzi che non lo ami più.
I difetti che prima non notavi adesso non li sopporti, lo guardi con occhi diversi e noti ogni piccola cosa.
Gli amori riescono a durare se c'è sintonia, voglia di innaffiare i fiori tutti i giorni , quando lo fa sempre o quasi sempre una persona sola e l'altra campa di rendita o si nasconde dietro alla frase "io sono così" e non fa niente per cambiare, o semplicemente non si cresce insieme, l'amore muore e diventa fratellanza, insoddisfazione, rapporto di buon vicinato o peggio di tutte solitudine in coppia" (M)donna


"E' la routine, le tante piccole delusioni, la differenza di vedute, il non essere più disposti a vivere di compromessi, l'età forse...ma la vera domanda è"quando si è smesso di lottare? dove si può aver sbagliato, quando si è lasciato perdere?" (E.) donna


"Me ne sono accorto piano piano che qualcosa non funzionava più, poi ho cominciato a guardarmi attorno e lì ho capito che quello era un sentore di qualcosa che era cambiato. Ho cercato di andare a fondo per capire cosa potesse essere... gli inciampi, le infatuazioni ci possono essere dopo tanti anni di relazione e routine ma bisogna capire di cosa sono il sintomo. Io mi sono fatto aiutare, non volevo sbagliare né ferire nessuno, anche se alla fine è inevitabile, ed è iniziato un processo di distruzione e poi costruzione di qualcos'altro, ma è stato faticoso.

Poi c'è chi invece si fa i cazzi suoi fuori...ma questa è un'altra storia, ognuno agisce come crede".(R) uomo


"Il sesso e il desiderio reciproco sono indicatori importanti in una relazione. Se non c'è più attrazione, complicità, gioco e dialogo è la fine. Bisogna viaggiare insieme, uno di fianco all'altro, parlarsi onestamente anche e soprattutto degli argomenti scomodi, cercare di venirsi incontro e capire se si vuole crescere insieme o no. Lo so è difficile, ma a un certo punto non si può mettere la testa sotto la sabbia, bisogna prendere in mano la propria vita e scegliere consapevolmente la propria felicità. Personalmente le farse non fanno per me, ma è indubbio che dopo tanti anni insieme la confidenza e la quotidianità possono frenare scelte che invece dovrebbero essere prese con maturità e consapevolezza per il bene di entrambi." (M) donna


"L'amore muore quando finisce la complicità. Hai presente Diabolik ed Eva Kant?" M(uomo)


Ma la vera domanda è:

E dopo?

Cosa succede dopo, quando realizziamo che non amiamo più?


"O fai un cambio radicale nella vita, ma per questo ci vuole coraggio perchè implica comunque una rinuncia nella vita (di ciò che conosciamo e che possiamo gestire anche se non ci rende felici) o si rimane dove si è perchè fa comodo così e si prende fuori quello che ci manca, ma questo per me è una forma di estremo egoismo.(S) uomo


"Ti barcameni nella situazione prendendo fuori quello che ti manca. E' triste, lo so, ma dopo tanti anni e molti sacrifici buttare tutto all'aria per qualcosa di nuovo che non sai dove ti porterà è rischioso. In casa conosci la situazione, ci sono consuetudini, abitudini, confidenze che danno sicurezza e anche se non è più amore è una comfort zone, fuori invece c'è la passione e forse l'amore....ci vogliono i coglioni per fare una scelta così, io non ce li ho come la maggior parte degli uomini. Le donne sono diverse, hanno paura ma poi fanno tutto. Meriterebbero uomini con le palle, non le mezze seghe che ci sono in giro "(M) uomo


"O ti accontenti dell'affetto e del rispetto (che non c'è mai però del tutto perchè sappiamo come vanno le cose) o butti tutto all'aria e cerchi di rifarti una vita, ma per questo ci vuole coraggio e una dose di incoscienza, soprattutto quando hai dei figli. (O) uomo


"Bisogna avere il coraggio di cambiare strada, non si può tenere una persona al guinzaglio solo per paura di rimanere soli o di andare a star peggio. Ci sono dei rischi nella vita e l'amore è quello più grande ma che ha un ritorno enorme se si segue il cuore. Pensare di stare con una persona che non amiamo più solo perchè abbiamo paura di restare soli è un atto di vigliaccheria totale. Impediamo al partner di incontrare qualcuno che potrebbe amarlo come desidera e merita e impediamo a noi di cercare un amore che ci appaghi sotto tutti i unti di vista.

Cazzo ma il coraggio si è estinto? Lo sappiamo vero che la vita è una? " (M) donna


Un amore può anche morire, ma restare insieme senza amore è come dire "il cane è morto ma possiamo tenerlo".







mercoledì 14 agosto 2019

La parola di oggi è "Coscienza"



La parola di oggi è COSCIENZA, quella che sempre più persone  sembrano aver perso.

In questi giorni mi sono chiesta spesso :"Ma dove siamo finiti? Com'è possibile che l'umanità sia caduta così in basso? Dove sono finiti quei valori che definiscono Umano il genere a cui apparteniamo?".

Qualche giorno ho letto un fatto di cronaca che mi ha gelata, e che condivido con voi solo per capire cosa stia succedendo nel mondo.


Un ragazzo di venticinque anni stava rientrando a casa in bicicletta, quando un'auto lo ha colpito in pieno facendolo volare sul marciapiede. Il conducente, che si è poi scoperto essere una ragazza di ventotto anni positiva all'alcol e ai cannabinoidi si è fermata dopo cinquecento metri solo per togliere la bicicletta che era rimasta incastrata sotto la sua auto, lasciando il ragazzo a terra privo di soccorso. E se n'è andata.

Avete capito bene, se n'è andata, e il ragazzo, abbandonato sul ciglio della strada è morto.
Era un figlio, un amico, un fratello, forse un fidanzato, ma era soprattutto un essere umano. Come si fa a non avere un minimo di coscienza, se non per fermarsi almeno per chiamare subito qualcuno che potesse aiutarlo?
Come si fa a scappare sapendo di aver deciso unilateralmente della vita di una persona senza il benché minimo senso di colpa o ripensamento?
Siamo caduti così in basso? Cosa sta succedendo al genere umano?

Abbiamo barattato la nostra coscienza e nostri valori per cosa? Per il successo e il dio denaro? Per il "ti fotto io prima che lo faccia tu?" Per una libertà che in realtà è una schiavitù col vestito della domenica?

Possibile che nessuno si fermi più a riflettere su niente? Che si rimanga sconcertati delle cose il primo giorno poi tutto nel dimenticatoio e si va avanti senza aver imparato niente ?

Il genere umano sta regredendo alla velocità della luce, la tecnologia ha fagocitato le nostre coscienze e i nostri valori, una parte dell'umanità è a un punto di non ritorno, e l'altra sta arrancando per salvare il salvabile colpita però da ogni angolazione.

Andiamo avanti come automi, pianificando tutto senza vivere niente, credendo che libertà sia assenza di regole, invece di sapere che libertà è scegliere come comportarsi in un sistema regolato da valori e buon senso.

Distruggiamo la natura, emarginiamo la diversità, facciamo del male ai più deboli, ci fottiamo a vicenda perchè "mors tua vita mea", al posto della coscienza abbiamo i like e lasciamo morire i ragazzi sulle strade.

Svegliamoci prima che sia tardi, e per una volta nella storia dell'umanità, cazzo non salviamo Barabba!!

venerdì 11 maggio 2018

Destino o alibi?








Si dice che ognuno abbia il proprio destino, ma sarà vero?
E soprattutto cos’è il destino?

Un alibi per non fare scelte e non assumersi la responsabilità della propria vita, o la conclusione di un viaggio di cui possiamo scegliere tempi e modi ma non il finale?

Se qualcosa è destinata a noi, troverà comunque il modo per raggiungerci oppure siamo noi che con le nostre scelte determiniamo il corso degli eventi?

E se facciamo un errore, perdiamo forse il nostro destino? 

C’è S., uomo intelligente e pragmatico, che sostiene che sì, se “sbagliamo” perdiamo il nostro destino. In questo viaggio chiamato vita, “se si guida alla “cazzo” si rischia di perdere grandi opportunità. Se invece si guida rispettando se stessi e i propri valori, scoprendo qual è il nostro ruolo in questa vita, che cosa vogliamo davvero e credendo in noi stessi, allora si vince ”.
Secondo lui ci sono due giocatori, noi e il destino, ma l’errore più grande che commettono le persone è quello di lasciar il gioco in mano al secondo, delegando a lui la responsabilità della nostra felicità per pigrizia e immaturità, salvo poi lamentarsi di come vanno le cose.

Poi c’è D., un uomo che cavalca la vita in cerca dell’amore vero, sconveniente, folle, totale, che ha invece una visione più romantica della vita, in cui il destino ha l’ultima parola. E’ vero, le nostre scelte e i nostri errori possono farci prendere altre strade, ma se un’esperienza deve essere sul nostro cammino, possiamo girarci intorno quanto vogliamo, prima o poi finiremo per viverla, perchè magari è l’unico modo per insegnarci una lezione che altrimenti non riusciremmo ad apprendere.

M., invece, apparentemente distaccato ma in realtà attento e profondo, non dà delle risposte, ma formula altre domande: 
“Il destino è un punto di arrivo o è il coraggio delle scelte a determinarlo un passo alla volta con la possibilità di modificalo se vogliamo?”
“ Non è che la parola destino è più una paraculata che altro? Un po’ come il detto della volpe con l’uva, se non ci arrivo è perché forse non devo arrivarci!”

Gli uomini sono più pragmatici quando si parla di destino, per loro sono le azioni che creano le circostanze, e sono le scelte a determinare un domino di situazioni che altrimenti non sarebbero accadute. 
E per un certo verso è così, nel senso che se la vita ci dà delle opportunità ma noi non le cogliamo, per pigrizia, insicurezza, e via dicendo, non possiamo sbloccare una situazione che magari aspetta solo una nostra decisione per aprirci nuovi scenari.
Se aspettiamo che “il destino” ci porti quello che vogliamo, sarà una lunga attesa se noi per primi non decidiamo di andargli incontro.

Non la pensa proprio così E., donna solida e godereccia, che nella sua visione romantica della vita crede fermamente che se qualcosa è destinato a noi troverà comunque il modo per raggiungerci, a prescindere da quello che facciamo.
“Ci voglio credere in questo destino, così se anche dovessi fare qualche errore, poco male, perderò solo un pochino più di tempo”.

E le dà man forte S., vulcanica e sincera,  che sostiene a gran voce che ci sono situazioni che se devono accadere lo faranno lo stesso, anche con tutta la buona volontà per evitarle.

“Non troppo Dio, non troppo io”, direbbe il maestro spirituale nel film “Mangia, prega , ama”, nel senso che non si può lasciare tutto al fato ma nemmeno credere che tutto sia solo farina del nostro sacco.
Credo che la verità sia nel mezzo, nel senso che c’è una strada indicata per ognuno di noi, ma che dobbiamo metterci del nostro per raggiungere la meta.
Senza impegno, determinazione e volontà di riuscire non otterremo mai nulla, ma sono anche dell’avviso che il destino ci metta sulla strada le giuste indicazioni per arrivare al nostro obiettivo, per realizzare un sogno, per trovare l’Amore….

Lo dice anche un vecchio adagio, “aiutati che il ciel ti aiuta”, e persino Antony Robbins quando sostiene che “non possiamo cambiare il vento, ma possiamo orientare le vele”.

Quindi ci resta solo una cosa da fare: capire la direzione che vogliamo seguire e poi muoverci seguendo i segnali, il vento e il nostro cuore…

Il resto è “destino”….


mercoledì 28 marzo 2018

Oltre lo sguardo..

Immagini di Patricia Quinto Cotarate Photographer

Basta camminare sulla battigia per capire che il mare è la più grande allegoria della vita esistente.

Calmo, increspato e in tempesta, mosso, imprevedibile e profondo. 
La vita è così, a volte inquieta e burrascosa, altre volte calma e fluida, ma mai ferma, anche quando sembra piatta.

Sarà il profumo che emana, la schiuma che si forma quando le onde arrivano a riva per poi tornare indietro, sarà che è il mare che abbiamo dentro a creare le nostre tempeste, ma nessun elemento naturale racconta la vita come “lui”.




Osservo i sassi, uno vicino all’altro, e penso che siamo tutti sulla stessa barca, tutti esposti alla marea, agli eventi che travolgono le nostre esistenze e ci cambiano per sempre.

Possiamo essere anche grandi e spigolosi, ma la vita smussa gli angoli ed erode le nostre certezze, creando nuove spazi di crescita e adattamento.


A volte crediamo di non uscirne vivi, di rimanere seppelliti dall’impetuosità degli eventi, e invece come la Fenice, rinasciamo dalle nostre ceneri, con qualche cicatrice forse e un bagaglio di lezioni che non dimenticheremo mai, ma rinasciamo ancora, il primo giorno del resto della nostra vita. 

Il tempo passa, si formano nuovi equilibri, quello che credevamo ci avrebbe sommerso in realtà ci ha insegnato a respirare sott’acqua.


E torniamo a camminare per le vie del mondo fino alla prossima onda che nel bene e nel male ci fornirà nuova spunti di crescita ed evoluzione.
Con una consapevolezza in più, però, quella che non siamo soli a percorrere il viaggio, che siamo tutti uniti da un destino comune, che è quello di resistere alle avversità, di adattarsi ai cambiamenti, e di essere fluidi come l’acqua fra gli scogli, che si infrange inizialmente, ma poi si fa strada in ogni anfratto.
Fluidi e allo stesso tempo solidi come i sassi fra la schiuma profumata, che vengono travolti ma non si spostano mai.



Come in alto così in basso, dice un vecchio adagio, il cielo che a volte si confonde col mare, il mare che sconfina nell'orizzonte, i confini che non esistono più, e presenze che si fanno vedere solo per un istante, per ricordare che ciò che non si vede non significa non esista, e che siamo un tutt’Uno col mondo che ci circonda. 





Grazie a Patricia Quinto Cotarate, fotografa dotata di grande  talento e sensibilità per le splendide immagini che colgono con precisione e maestria i messaggi dell'Universo.
E grazie soprattutto per aver scelto me per questo progetto che insegna a spingersi "OLTRE LO SGUARDO", risvegliando quel sentire profondo che ci ricorda di essere parte di qualcosa di più grande.
Il suo talento e la sua amicizia sono per me un grande dono e fonte di crescita e stupore continuo.

Con gratitudine...




lunedì 5 marzo 2018

L'Amore è per la gente vera...







C'è una mia cara amica, P., una donna in cerca dell'amore, quello che consuma, sconveniente, folle, autentico.

Non cerca l'uomo perfetto, ma l'uomo che la sappia amare come lei ha bisogno di essere amata.
Un uomo onesto, cazzo, corretto, che non si nasconde dietro a scuse infantili se non è coinvolto, se non si vuole impegnare, se non vuole condividere niente che non sia sesso occasionale per passare il tempo e ingannare l'attesa di questa vita.
Lei è una donna "tonda", piena di sentimento, di cuore, di desiderio di condividere il tempo, lo spazio, le sue passioni con un uomo che non  sia solo all'altezza delle aspettative che ha, ma che le superi prepotentemente con la forza di una personalità matura e travolgente.

E poi c'è S, vulcanica e godereccia, che dopo la triste fine di un matrimonio che credeva basato sulla sincerità (che ha scoperto in seguito essere solo la sua) cerca un uomo col quale ridere, col quale confidarsi, che sia un buon amico e un uomo trasparente, da cui non aspettarsi sorprese, che se dice sì è sì, no è no, non mi interessa non gli interessa, ci voglio provare ci prova davvero. 
Un uomo "vero", nel senso di autentico, che si assume la responsabilità delle sue parole e che alle stesse fa seguire i fatti. Un bipede dotato di coerenza e intelligenza.

Non bisogna mica essere dei supereroi, basta essere onesti, e avere il coraggio di parlare chiaro e non nascondersi dietro a un dito di menzogne che poi diventano un muro che non si abbatte più. Anche perchè le bugie si sentono e lasciano dentro un'amarezza tale da deludere anche l'animo più gioioso.
Il problema è che tutti vogliono sembrare perfetti agli occhi degli altri, e tessono tele di finte verità che prima o poi crollano come castelli sulla sabbia. 

Sapete cosa penso? Che le persone che vogliono le stesse cose esitano ma non riescano ad incontrarsi, perchè sono così impegnate a cercare di essere qualcuno che non sono per piacere a qualcun altro che fa la stessa cosa, che non si ricordano più chi sono davvero e finiscono per perdersi completamente, senza sapere che ciò che stavano cercando era proprio davanti ai loro occhi ma non lo avevano riconosciuto.

E a volte il nostro bisogno di amore ci inganna, creando un miraggio che solo col tempo si mostra per quello che è: un'illusione.
E' come se l'imperativo principe quando si conosce qualcuno sia quello di far vedere ciò che vorremmo essere ma che in realtà non siamo, la migliore versione di un noi ipotetico, il meglio del meglio che c'è in circolazione  senza sbavature.
Ma non è così, la perfezione non esiste, e il cielo ce ne scampi! I difetti, le mancanze, i limiti, le difficoltà sono il sale di un rapporto, il mattoncino su cui costruire una relazione onesta, in cui le zone d'ombra non diventano buchi neri che ci inghiottono per sputarci poi altrove, ma un'occasione di crescita e l'opportunità per creare un'intimità autentica e profonda.

Ho l'impressione però che oggigiorno nessuno abbia più voglia di investire davvero in una relazione. Tutto rimane superficiale, nessun coinvolgimento vero, appena si paventa la possibilità di legarsi a qualcuno si tira il freno a mano e si cambia direzione.
E dire che quando le emozioni ci travolgono la vita sembra assumere un altro sapore, tutto diventa degno di essere vissuto, un film di cui scrivere ogni giorno una scena nuova ed avvincente.
E invece si vive in punta di piedi, attenti a non sconvolgere falsi equilibri tristi, a non permettere a nessuno di vedere oltre la coltre grigia delle nostre paure. Una farsa continua, che a forza di essere recitata finiamo per credere sia la realtà.

Ma se non ci mostriamo veramente per quello che siamo, nessuno potrà amarci davvero sinceramente. Non dobbiamo fingere di volere qualcosa o essere diversi da ciò che siamo per piacere a qualcuno. Se lui o lei non ci apprezza, ci sarà qualcun altro che lo farà. E invece la paura di restare soli e di non essere all'altezza delle situazioni ci porta spesso ad indossare una maschera che poi diventa una gabbia che non riusciamo a togliere più.

Il bisogno di Amore ci rende fragili e sottolinea una profonda insicurezza personale che ci fa sentire "NON ABBASTANZA".

Ma per avere cose mai avute bisogna fare cose mai fatte.

Quindi, per avere un Amore vero bisogna essere come ciò che desideriamo, autentici, senza compromessi, senza accontentarsi, senza paura.

Un grande amore prevede un grosso rischio, tutto dipende da quanto lo desideriamo e da quanto siamo disposti a metterci in gioco. E se capiamo che chi abbiamo davanti non viaggia con noi, cambiamo treno, cambiamo destinazione, andiamo per la nostra strada, prima o poi il giusto compagno di viaggio arriverà, non sprechiamo tempo prezioso che non tornerà più.

Per un viaggio che faccia davvero la differenza ci vuole coraggio, il coraggio di essere trasparenti, vulnerabili e disposti a vivere la vita col piede sull'acceleratore, sempre.

La vita è una, e far finta di viverla è il peggior torto che possiamo fare a noi stessi.
Pensiamoci.